Trilogia di Halloween: Five Nights at Freddy’s

Ben ritrovati viaggiatori!

Siamo all’ultimo dei tre articoli, e finisco la mia personale trilogia con il gioco che, per quanto mi riguarda, è stato l’inizio della mia avventura come viaggiatrice nel mondo dei videogiochi, oltre che delle storie: Five Nights At Freddy’s.

five-nights-at-freddys-01-700x393

Abbiamo già avuto modo di parlare del primo, del secondo e del terzo. Del quarto abbiamo dato qualche accenno e qui ne parleremo un altro poò, ma prima di tutto voglio citare un amico, che ha definito fnaf “il perfetto videogioco per un youtuber che usa la face cam”. Ed è vero: più del gioco in sé, ciò che diverte e spinge i fan a guardare sul Tubo sono le espressioni di terrore, i salti sulle sedie e addirittura la fuga dal gioco da parte di tutti  coloro che si sono messi alla prova. Dai più famosi, come PewDiePie e Markiplier, a tutti gli altri che hanno sfruttato la scia di successo di questo indie horror per farsi avanti.

Purple_Man_and_the_Killer

Me compresa, e non lo nego: da quando ho scritto del primo e del secondo gioco, ancora adesso ricevo visualizzazioni a riguardo. Ma si parla di un gioco che ha fatto letteralmente impazzire molti dei gamer americani, sia per quanto riguarda la difficoltà costantemente in crescita dei sequel (con una particolare attenzione all’AUDIO, assoluta novità ed importanza all’interno di un gioco horror dove non abbiamo armi per difenderci, e possiamo solo sopravvivere da mezzanotte alle sei di mattina ogni notte) sia per quanto riguarda la misteriosa ed intricata lore al suo interno, dall’infanticidio di cinque bambini da una figura misteriosa chiamato “Purple Guy”, a cui non si è ancora adesso riusciti a dargli una vera e propria identità (aldilà del fatto che è stato riconosciuto come la guardia di sicurezza) all’incubo vivente di un bambino maltrattato che viene infilato da dei bulli dentro la bocca di uno dei pupazzi.

Game Theory, canale conosciuto per le sue interessanti (a volte folli) e studiate teorie, ha fatto la bellezza di almeno sei puntate riguardanti la lore, così come The Completionist ha preso ed esaminato tutti e quattro gli episodi per spiegare al meglio il gioco. E richiamo il precedente Markiplier per quanto riguarda i gameplay e jumpscares.

cpcRIziY

E oltretutto, a tutto questo si aggiunge il comportamento di Scott Cawthon per quanto riguarda la pubblicazione del gioco, la lore al suo interno e i tentativi  di cercare di risolverla da parte dei fan. Ma è comprensibile: da un certo punto di vista commercialmente gli conviene cambiare le carte in tavola, perché si attira l’odio e l’amore degl’appassionati, e con essi comunque l’attenzione e, di conseguenza, il guadagno. Ma dall’altro, è quel sottile e sadico piacere di vedere gli altri cercare di carpire i segreti dietro la trama della storia che hai creato, e tu gli dai dei piccoli “bocconi” per aiutarli. O per sviarli.

Lockboxend

Prendiamo ad esempio l’ultimo episodio, Five Nights at Freddy’s 4: noi siamo un bambino, all’interno della sua casa, che deve sopravvivere le famose cinque notti (che in realtà sono sette, inclusa la 20/20/20/20 mode) da pupazzi che oramai sono più mostri, partoriti dalla sua mente spaventata, che esseri reali. Il perché di tutto questo ci viene spiegato passo per passo dai famosi video in stile Atari fino all’ultimo, tragico video dove il bambino viene abbandonato dai suoi amici e ci appare una valigia con sopra la scritta “Forse è meglio che certe cose siano dimenticate per ora…”

Scopriamo così che il bambino è uscito dall’ospedale e che ancora adesso è sotto cure mediche per i maltrattamenti subiti dal fratelli e i suoi amici, i quali si sono divertiti a terrorizzarlo, fino a metterlo dentro la bocca del pupazzo Gold Freddy, il quale gli ha provocato dei seri danni cerebrali. E in questi video vediamo anche Purple Guy, l’inquietante pupazzo Golden Freddy che è amico del bambino e lo consola, e forse assistiamo alla nascita del burattino. Ma purtroppo, come sempre, non possiamo esserne sicuri.

five-nights-at-freddys

Ma forse ci siamo: domani, il 31 Ottobre, uscirà il DLC gratuito di Fnaf 4, con probabilmente delle risposte a le tante domande fatte fino ad ora, visto che è intitolato “The Final Chapter”.

Cosa ci possiamo aspettare? Let’s Stay Tuned 😉

E questa era la mia trilogia di Halloween, viaggiatori. Io vi aspetto domani per la puntata speciale di un’ora di “Deep Darkness”, il Puzzle Horror che sto giocando sul mio canale Youtube. Vi aspetto!

Il mistero e fascino delle storie di Paura.

Ben ritrovati viaggiatori!

Questo Martedì restiamo sul grande tema di questo mese, Halloween, ma come sempre in questo giorno ci dedichiamo alle storie. In particolare, alle storie di paura, e qui possiamo subito aprire un’intera sezione della libreria, perché c’è davvero molto da dire.

2halkett1882

Cominciamo dalle fiabe, anche perché ultimamente mi è capitato di parlare spesso di queste con persone che sono abituate alle versioni “edulcorate”, quando invece lo scopo d’intrattenimento, più di quello dell’insegnamento, spingevano chi raccontava a soffermarsi sui dettagli più crudi e paurosi: l’immagine del terrificante Tremotino, che vuole prendersi il primo figlio della figlia del mugnaio, o perfino il pifferaio di Hamelin, affascinante quanto pericoloso nel momento in cui gli fanno lo sgarro e si porta via i bambini, fino alla classica ed immortale storia dell’uomo nero, che ficca i bambini più cattivi in un sacco per portarselo via.

Altro esempio è, senza dubbio, quello della figura della matrigna, solitamente associata alla strega; ebbene in molti casi, le prime stesure delle fiabe riportate dai racconti popolari rivelano che le matrigne erano spesso le vere madri dei poveri malcapitati, da Hansel & Gretel a Biancaneve. Anche le mogli dei principi, o le loro concubine o amanti (parlo anche di culture poligamiche come quella araba), sono invece orchi spaventosi che cercano di divorare la fanciulla di turno e magari con essa i suoi figli. La giovinezza, la bellezza, o anche semplicemente il desiderio di possesso smuovono questi esseri mostruosi a divorare le membra delle loro vittime.

vania, baba yaga

E poi la figura femminile, che ci piaccia o no, se da una parte è un’eroina fragile che crescendo riesce a superare difficili prove, dall’altra è rappresentata nelle maniere più terrificanti, dentro e fuori dall’Europa: dalla Baba Yaga alle streghe indiane o a quelle di Salem, fino ad arrivare ai fantasmi e demoni del mondo nipponico. Senza contare di donne davvero esistite che si portano con sé le loro terrificanti leggende come Erzébet Bathory, e la sua insaziabile sete di sangue.

Oriente ed occidente si trovano e si mescolano fra loro nei vari soggetti che smuovono il terrore dell’animo umano, da demoni a fantasmi, a esseri magici a i diavoli. Dracula, Frankestein, Cujo e altri non sono altro che la versione più letteraria, rifinita e maggiormente conosciuta dei personaggi citati prima.

cujo-stephen-king

Senza contare che questo filone non si esaurisce mai, complice anche il fatto che ancora adesso a molti fenomeni “particolari” non riusciamo dare una spiegazione scientifica o comunque razionale che possa spiegarli, facendo avvicinare così al paranormale, al magico o comunque al misterioso.

Dopotutto sia le Creepypasta che le Urban Legend hanno comunque quella scia di mistero irrisolto che le rende credibili per quanto siano incredibili: dall’uomo morto nella metro di Londra ai fantasmi in edifici abbandonati, arrivando così a Sonic.exe e affini del mondo di internet. Senza contare la famosa tavola Ouija, le sedute medianiche con il bicchiere e tutto quello che si, può essere semplicemente uno scherzo di pessimo gusto, ma che può anche accapponare la pelle per i sensibili.

images (1)

Per i più coraggiosi (o pazzi) di voi, che non vogliono limitarsi alla lettura ma vogliono arrivare “a toccare con mano”, esiste anche un gioco giapponese associato al racconto di fiabe di paura: si chiama “Insieme di cento racconti fantastici”, ovvero Hyakumonogatari Kaidankai, e viene citato e mostrato anche nel fumetto di xxxHolic, delle Clamp. In breve, in una stanza, si accendono 100 candele, e a turno chi partecipa al gioco racconta una storia, tendenzialmente di paura, spegnendo alla fine del racconto una candela. Si dice che, quando si spegne l’ultimo cerino, appaia il demone della Lanterna Blu, Aoandon.

Se invece avete voglia di sapere un po’ di più su qualche mistero nostrano, vi metto il link per una puntata di “Bella Davvero” (un programma di Radio Due che fa un “viaggio” per l’Italia) in cui trattano proprio di fantasmi e luoghi misteriosi che magari possono essere visitabili.

Buon viaggio, viaggiatori 😉

Trilogia di Halloween: Doom

Ben ritrovati viaggiatori! Eccoci con il secondo appuntamento dedicato alla festa più famosa del mondo, forse perfino più del Natale! Dopotutto, la cosa che ci spaventa e ci affascina di più al mondo è quello che noi non possiamo spiegare.

Nel nostro caso, in questo articolo, tutto questo ha le sembianze di DOOM, della id Software.

Imp

Questo è il primo gioco per i computer che io ricordi, a pari merito con quello dei Blues Brothers; avevo cinque-sei anni quando mi sedevo alle spalle di mio fratello, nel semibuio dell’ufficio di nostro padre, e lo guardavo sparare a terrificanti e pixellati mostri mentre la faccia del nostro personaggio cominciava a sanguinare in maniera per i danni subiti, e lo schermo ad un certo punto diventava rosso segnando il “Game Over”.

Al di fuori dei miei personali ricordi, questo è uno dei videogiochi più conosciuti, e nel 2014 è iniziato il lavoro di creazione di Doom 4, o più semplicemente “Doom”, che avrebbe sfruttato il nuovo motore grafico id Tech 5. Senza contare che lo stesso gioco e i suoi sequel superarono di gran lunga titoli come Wolfstein 3D ed altri giochi dello stesso tipo; addirittura, in aziende concorrenti ed università fu proibito di giocare il titolo, anche perché c’era il rischio che intasasse le reti.

Al tempo stesso, però, il videogioco si rivelò essere pericoloso: per il suo alto tasso di violenza, fu contestato da una rivista canadese come un gioco “pericolosamente realistico” e “particolarmente invasivo”, ed un gruppo di studio formato da ex-militari dichiarò di ritenere questo gioco un “simulatore di omicidio”.

Molto controverso, ma perché? Qual è la storia dietro? Di che tipo di gioco si sta parlando?

doom_00340461-1

La storia di Doom in realtà è semplice, soprattutto comparata con le trame create negl’ultimi Horror o come negl’ultimi videogiochi di tipo Survival o Fantascienza:  un marine spaziale, conosciuto in generale come DoomGuy (il tizio di Doom), viene deportato su Marte per aver assalito un superiore che gli aveva ordinato di sparare su civili disarmati. Costretto a lavorare per la Union Aerospace Corporation, DoomGuy viene inviato ad indagare su un terribile incidente avvenuto sul teletrasporto tra le due lune Phobos e Deimos: orde di mostri hanno cominciato ad uscire dai portali di teletrasporto, e il satellite Deimos è sparito. Il personale residente su Phobos, inoltre, è stato trucidato o trasformato in zombie.

La modalità è in sparatutto in prima persona, dove l’obbiettivo è superare il livello e raggiungere la porta con scritto Exit, cercando sia di abbattere mostri che di superare eventuali trappole. Nel gioco ci sono tre capitoli, ognuno dei quali è diviso in otto livelli, con anche dei livelli segreti e zone speciali contenenti power-up. Unico obbiettivo è scappare e tentare di raggiungere la Terra.

Demon2

Per quanto riguarda la parte grafica, questo titolo uscì nel 1993, e presentò delle migliorie nettamente superiori a quelle del suo famoso concorrente e predecessore, Wolfstein 3D: differenze di altezze dei vari livelli, utilizzo di texture sulle superfici, variazione di colore e luminosità nelle diverse stanze, perfino la creazione di ponti mobili e ascensori.

Altra caratteristica importante di Doom è che era uno dei primi giochi che permetteva la modalità Multiplayer: utilizzando la rete locale si potevano creare partite fino a quattro giocatori, e collegandosi allora al modem del telefono si arrivava a due. Le partite potevano essere cooperative, o potevano essere “deathmatch”. Curiosità: lo stesso termine è stato coniato dallo stesso gioco, ed è diventato in seguito uno dei termini più conosciuti ed utilizzati nel vocabolario internazionale.

Forse è questo che ha reso questo titolo uno dei più conosciuti al mondo: è controverso nel suo spirito, semplice nella sua trama ma avanzato (per l’epoca) nelle migliorie grafiche, ed era il secondo titolo della mia personale Trilogia. Ci vediamo al prossimo Venerdì con l’ultimo titolo, prima dell’ora X di Halloween.

Stay tuned, viaggiatori 😉

Trilogia di Halloween: Chzo Mythos

Ben ritrovati viaggiatori! Oggi comincia una serie di articoli speciali per il Venerdì di Gaming: visto che siamo oramai prossimi ad Halloween, e che molti gamer che conoscono hanno già iniziato a dedicarsi a tutta una serie di videogiochi spaventosi per onorare la festa, anch’io sono entrata nello spirito e volevo omaggiare una delle feste più famose e preferite al mondo.

Pertanto, qui all’interno del blog ho deciso che, per i prossimi tre Venerdì, mi dedicherò a parlare di tre giochi horror che mi sono particolarmente piaciuti. Per quanto riguarda il canale, invece, ho intenzione di fare una puntata speciale di almeno un’ora su “Deep Darkness”. Stay Tuned 😉

Intanto, dedichiamoci al primo titolo di cui vi voglio parlare: CHZO MYTHOS.

maxresdefault (8)

Tempo fa, per un articolo dedicato ai giochi in stile pixel, avevo accennato ad uno degli episodi di questa tetralogia, ma ora ho intenzione di prendere tutti e quattro, parlarvene un po’ senza scendere troppo nei dettagli (anche per darvi la possibilità di giocarvi e goderne) e indicandovi anche una serie di link dove scaricarlo o semplicemente guardarvelo, se siete incuriositi. Bene, cominciamo!

L’intera quadrilogia fu realizzata, a partire dal 2003, da Ben “Yahtzee” Croshaw con Adventure Game Studio; Yahtzee è inoltre famoso per la sua rubrica “Zero Punctuation” per la rivista e canale Youtube “the Escapist”, dove si dedica alla recensione di diversi videogiochi con appunto la caratteristica di recensioni brevi e con poca punteggiatura. La sua lettura di tale recensioni, su Youtube, è molto divertente, accompagnata anche da dei disegni esplicativi che, personalmente, trovo fantastici. Consiglio caldamente la visione, qui il link.

5Days

Tornando al gioco, nel 2003 esce il primo episodio di CHZO MYTHOS, “5 Days a Stranger”, dove facciamo la conoscenza di Trilby, il ladro gentiluomo, che sarà presenza o protagonista degl’altri tre giochi. Nel primo episodio, vediamo il ladro che raggiunge la villa DeFoe, i cui ultimi proprietari sono morti in maniera violenta, apparentemente un “omicidio-suicidio”. Ma quando il ladro entra nella villa, si ritrova intrappolato nella stessa casa (e probabilmente DALLA stessa casa) assieme ad altre quattro persone, che si ritrovano coinvolte in una misteriosa serie di omicidi e dalla tragica storia della famiglia DeFoe.

Questo mistero, che si rivelerà in una grave tragedia e un pericolo mortale, ci accompagnerà anche nel secondo episodio, “7 Days a Skeptic”, uscito nel 2005, ambientato questa volta in nella nave stellare Mephistopheles del 2238. Questa volta siamo il dottor Jonathan Somerset, e proprio come l’ultimo episodio siamo intrappolati in uno spazio e dobbiamo cercare di sopravvivere e sconfiggere l’orribile essere che ucciderà i nostri compagni di viaggio.

trilbys_notes_04_stor

Ma chi è questo essere? Perché tutto è legato alla famiglia DeFoe? Tutte queste domande verranno affrontate nel terzo episodio, “Trilby’s Note”, del 2006, dove nuovamente siamo dei panni del ladro gentiluomo, questa volta al servizio del ministero dell’occulto come agente segreto, che all’interno di un hotel dovrà affrontare pericoli e allucinazioni alla ricerca di risposte sul mistero dei DeFoe e soprattutto della terrificante divinità Chzo.

L’ultimo capitolo della saga, “6 Days a Sacrifice”, del 2007, saremo nei panni di un giovane, Theodore Dacabe, mandato dalla contea ad ispezionare il complesso di “Optimology”, il nuovo culto che dovrebbe raccogliere tutto il “buono” delle altre religioni e farne una solo, grande culto; l’ispezione è sulla presunta costruzione abusiva di un ulteriore edificio. Ma quando il giovane comincerà a fare domande, si ritroverà ad aver a che fare con Chzo e tutti i suoi orribili misteri.

21-capture_23032010_002829_copy

Il gioco è un Avventura grafica con sistema, per tre episodi, di punta e clicca con il mouse; in “Trilby’s Note” prevederà l’utilizzo della tastiera dove dovremo scrivere le azioni che dovrà compiere il personaggio, molto simile ai primi episodi di “King Quest”. La grafica e 100% pixel, e considerando il ritorno di questo tipo di grafica in molti giochi, specie gli indie, rende i Chzo Mythos intramontabili, anche per la capacità, ancora adesso, di trasmettere angoscia e curiosità.

In ogni episodio si ritroverà con atmosfere sempre diversi: da quella calda ma dopo un po’ claustrofobica della casa del primo episodio, al senso di freddo e sterile del secondo, fino al labirintico hotel del terzo. Il quarto episodio, poi, non solo avrà un’atmosfera cupa, ma raccoglierà anche gli ambienti degl’episodi precedenti, cercando di collegare tutti i fili assieme verso il finale.

I mostri, la divinità, il sangue e le allucinazioni, unite ad un mistero crescente ad ogni episodio, è valido come qualsiasi horror che conosciamo ora, il suo mistero affascina e spinge a cercare e giocare ulteriormente.

5122

Qui c’è il link per scaricare la tetralogia. Se invece siete curiosi ma non ve la sentita di giocarci, vi consiglio il Let’s Play che mi ha fatto amare questo gioco: la Youtube in questione, Lucahjin, è una delle più conosciute per la sua ironia e al tempo stesso la cura che mette nel giocare e nel far partecipe il pubblico; al momento si sta dedicando all’ultimo episodio della saga come suo game di Halloween, qui il link per la sua pagina, nelle playlist potete trovare la saga di Chzo.

Per oggi è tutto viaggiatori, vi aspetto il prossimo venerdì con il secondo articolo speciale dedicato ad Halloween. A presto!

ONCE UPON A PLACE

Hi travellers!

Today I want to talk about a very interesting and important project, a collaboration between the two edges of Europe: Ireland and Turkey. European Cultur Fondation of Amsterdam, MitOst in Berlin and Anadolu Kültür in Instanbul with Dún Laoghaire-Rathdown County Council Arts Officein Dublin join forces and create “Once Upon a place …”

The idea is apparently simple, but is like a fairytale: with the untold or forgotten stories from the places the people live, combined with the elements of the cultural heritage in Irish and Anatolian oral tradition, they want to create a bridge made of stories between urban cultures and traditional storytelling cultures. It’s really something magical and almost surreal like alchemy, but is real.

This project is going to proceed in phases, from collecting stories to pass to storytellers, and they will work on them with workshops, and like blacksmiths or craftsmen, they’re going to give back life to these stories, and then they will tell them back in Irish and Turkish, so that the audience could really go deep into the atmospheres and the magic of this project; even because there will be no translation of these, so the audience will have to focus entirely in every image and emotions will receive.

And as Ben Okri said ”Stories work in silence, invisibly with the all internal materials of the mind and self. Stories become part of you while changing you.

I think that this is amazing: we talking about two different reality in Europe,  with their political and cultural problems and tragedy (two-three days ago there was an assault in Ankara) that they want to fight back in the most amazing way. We’re talking about the connection, the bridge of the two edges of Europe, that could became a connection with all the other nationalities, and maybe a way to understand better two of the most fascinating, ancient and yet not much known cultures and histories.

The storytelling will start in April in Turkey, and they ask for help: they want to use funds to cover Turkish storytelling mobility costs and production costs to crown the project with a performance in international and intercultural level. In Turkey, local funds are very rare, so they’re presenting the project on “Kiss Kiss Bank Bank” and asking support for make this real.

And I’m going to help them: I know some of the persons who are working on the project, and I assure you that these are the most amazing people.

I left the link to have more information about it, and I really invite all of you travelers to come and join this amazing project.

The Time of Festivals

Hi Travelers!

I know that, for someone, this is going to be publish late, but still it’s Tuesday, at least for a couple of hours!

Also I want to apologize for my disappearance in this last weeks, but first I was in Rome for work, and I didn’t have the occasion to write about what was happening: the International Festival of Storytelling, organize by Raccontamiunastoria.

IMG_2554

Honestly, the most important thing for me was the presentation of the project “Stivale dalle Mille Voci” (The one thousand voices boot), created by me, Mariella Bertelle and Giovanna Cavasola for the Italian Federation of Storytelling, FIST. It’s an important project were professional storytellers and young trainers cooperate together in telling a story from the Italian tradition; for this year, we dedicate the attention to the Fables Collection of Italo Calvino, but we want to expand the project to others Italian authors.

I was and I’m still so grateful to everyone who participate and to everyone who come and see it: despite the difficulties and the skeptics, we proceed and receive back so much! Not only applauses or compliments, but also enthusiasm feedbacks from the audience and the storytellers, so that we can continue. Because, obviously, this project was made to grow and never stop!

WP_20150920_20_31_46_Pro[1] WP_20150920_22_28_32_Pro[1]But  there were other wonderful moments in the festival, and if I have to choose only one adjective to describe the best shows I saw, I pick “creativity”: from the beautiful and fascinating stories of Seung Ah Kim to the mesmerizing fun of Jan Blake, from the unexpected show of storytelling and Commedia dell’Arte to the dark atmosphere of “Lilith, prima di Eva”, we saw amazing performances, were the breath stop and the eyes gleam. Some of those performances were at the Storytelling Festival in Bolzano, but unfortunately I wasn’t there. I can only imagine that were great as I saw in Rome.

But this wasn’t the only festival I went. From the first to the fourth of October, there was “Festa del Racconto”, a big event that happen in Novi, Soliera, Campogalliano and Carpi. Four towns, ten years ago, decide to join forces to create a wonderful festival, were not only performances, but also conventions and brainstorming happens around tales, fable; writers, directors, storytellers and actors come all together in four days of intensive work, were there isn’t a single theme, only “Tell a story”. And that was amazing.

I discover it for pure coincidence, and I pity not to be able to see all the stuff, but only some pictures of what was happening in Carpi: the beautiful medieval castle was the stage of all the events in the town, from discussions with experts to show for adults and kids. And for this in particular, I was able to see a bit of “Alice e il té con il cappellaio matto” (Alice and the tea with the mad Hatter), made by Teatro dell’Orsa, a company which is not the first time I talk about.

WP_20151003_17_39_07_Pro[1]

It was like jumping into one of the chapters of “Alice in Wonderland”: for just an hour (and fortunately I was in time!) I saw the white rabbit, leading children in front of the Queen of Hearts, who invited everybody to join the Mad Hatter and his friends for a cup of tea: tales, riddles and tongue-twisters enchanted the children, even the more skeptics (a girl who was commenting on everything saying “It’s not true” or “It’s impossibile” at a certain point stop, seat and listen) in a beautiful frame inside the castle. In particular, in a tower was a wonderful setting with all the magic items of the book.

WP_20151003_17_27_37_Pro[1]

My time with them was limited (I almost lost my head, the queen is strict!), but I enjoy every minute with them.

And I hope you enjoy this article, my good travelers. Hope to see you next week!

Per il favore degli Dei, Jotun!

Ben ritrovati viaggiatori!

La mia scomparsa nelle ultime settimane ha rallentato un po’ il lavoro con il blog e il canale Youtube, ma ero via per un festival a Roma, e questo fine settimana ci sono in corso altri due festival della narrazione, quindi l’articolo di Martedì sarà molto ricco, stay tuned 😉

Per quanto riguarda oggi, invece, ho deciso di fare di nuovo una capatina all’interno del mondo degli indie game che, ultimamente, stanno prendendo sempre più piede, tanto che alcune case produttrici si affiancano a creatori free lance per cogliere questa “onda” di novità.

E in questa “onda”, una cosa che mi è comparsa davanti agl’occhi è stata Jotun.

Thora Animation

Uscito su Steam letteralmente qualche giorno fa (dato che la sua uscita era prevista per il 29 Settembre) e creato dalla Thunder Lotus Game, il gioco è ambientato nel misterioso e antico mondo nella mitologia Norrena, con protagonista nientemeno che un Vichingo. O meglio una Vichinga!

Armata di ascia e potenza, la guerriera Thora (chiamata così per onorare il dio Thor) purtroppo perisce in una tempesta in mare, ma prima di poter raggiungere il Valhalla deve riuscire a ottenere il favore degli dei, sfidandoli e sconfiggendoli in battaglia uno ad uno.

Il gioco si presenta inizialmente spoglio, le uniche due voci che ci accompagnano sono quelle di un dio e della guerriera, entrambe in lingua norvegese con sottotitoli, che ricorda un po’ “Never Alone” (anche questo indie game) in cui c’è una piccola eschimese (per la precisione Inupiat); il tutorial è assente, vale a dire che non ci sono indicazioni sui comandi, ed è compito del giocatore esplorare le possibilità delle mosse e degli attacchi speciali.

FeOnThrone-thumb-480x270-17486

Questo però permette al gioco di essere assolutamente esplorativo in ogni ambito, sia nella conoscenza del personaggio che nel comprendere le missioni, fino alla ricerca delle rune e delle stesse divinità che possono dare attacchi speciali o restituirti forza (fonte di Mirmir).

Punti forti del gioco sono di sicuro la grafica e la musica: tutto è interamente disegnato a mano, animazioni comprese, che hanno quel gusto un po’ retrò che ultimamente si è perso con l’evoluzione dell’animazione, sia cinematografica che nel mondo del videogioco, dove il realismo richiede un grande utilizzo di programmi.

Jotun, invece, restituisce il gusto del cartone animato, con disegni puliti ma estremamente eleganti, dove si respira un’atmosfera antica e magica, dove si percepisce la presenza delle divinità. Peraltro, gli dei che Thora affronta durante il gioco sono disegnati con una tale maestria che sembrano usciti da un lungometraggio.

La musica, secondo punto forte del gioco, mi fa tornare in mente “Ori and the Blind Forest”: con l’assenza di dialoghi, i suoni e la musica riempiono completamente lo spazio dell’audio, e sono loro a dare ulteriore colore ed emozione al gioco, con brani che mutano ad ogni paesaggio, e dall’inizio misterioso e pacato della prima mappa si passa ad atmosfere che possono essere più incalzanti ed avventurose o più oscure, dove il giocatore deve fare maggiore attenzione.

Winter-Jotun-Boss-Battle

Il gioco arriva così a bilanciarsi tra una mappa molto esplorativa e il fascino di ammirare ogni singolo dettaglio, a dialoghi scarni che raccontano una storia senza fronzoli al sopraggiunge della musica che sorregge e regala emozioni. Anche tra dei che donano al personaggio attacchi speciali ed abilità e quelli che invece la combattono, dimostrando una grande ferocia, si percepisce l’equilibrio di un lavoro e di una ricerca profondi, che portano a farne un piccolo capolavoro, tanto che molte sono state le critiche positive da diverse parti, e la Metacritic lo ha valutato 78/100.

Su steam il gioco è disponibile a 13,50 euro con anche la possibilità, aggiungendo altri 9 euro, di accedere ai DLC.

Io lo consiglio. Mi è piaciuto subito, non solo perché nel mio lavoro sono entrata in contatto e rimasta affascinata dalla mitologia norrena, ma anche perché il gioco in sé, per quanto sia apparentemente semplice, è di una tale bellezza che non si può non provarlo almeno una volta!